La storia e le tradizioni

Lo specchio d'acqua del Sibolla

In tempi passati, il Lago di Sibolla era quasi certamente più esteso rispetto ad oggi; da un rogito notarile del 1130 e da un atto di compravendita del 1132, nei quali compare per la prima volta il toponimo “Sivolla”, si desume il carattere paludoso ed allagato della zona. Infatti, nel secondo documento, si fa riferimento ad un “quado” (guado) nei pressi di Sibolla, che evidentemente era una raccolta d’acqua profonda e non percorribile; ad ulteriore conferma di ciò, in un altro atto del 1221 si rammenta la “aqua que dicitur Sivolla”.

Nonostante alcune bonifiche, per fortuna mai portate a definitivo compimento, il Lago di Sibolla ha conservato sostanzialmente nel tempo l’integrità del biotopo ed il carattere paludoso.

A partire dagli anni sessanta del XX secolo, numerosi interventi hanno contribuito a degradare l'area, nonostante che il suo grande valore naturalistico fosse già ben noto.

Sul bacino palustre insistono oggi l’Autostrada Firenze-Mare, stabilimenti industriali e una linea dell'alta tensione, ma il danno maggiore è stato rappresentato dal degrado e dalla demolizione delle opere idrauliche che per secoli avevano assicurato livelli idrici estremamente regolari al lago; unitamente ai cambiamenti recenti nel clima, ciò ha comportato una drastica riduzione dei livelli medi e minimi nel lago, con conseguenze gravissime sulla biocenosi.  

Solo a partire dal 2004 una serie di interventi realizzati dalla Provincia di Lucca con il cofinanziamento della Regione Toscana ha invertito la tendenza e riportato i livelli più vicini a quelli storici.