La storia e le tradizioni

Bosco igrofilo di farnie
Il cratere lacustre, una volta prosciugato in via definitiva, diviene nella seconda metà del XIX secolo sede di attività agricola con la sistemazione tipica lucchese in piccole “coltre” di 4.000 metri quadrati delimitate da fosse di scolo, filari di pioppi, salici, olmi e anche di viti. Ampie zone, soggette a periodici allagamenti, rimasero tuttavia a prato umido per la produzione di foraggio o per il pascolo.
 
Con l’avvento della meccanizzazione in agricoltura, il paesaggio viene trasformato: spariscono i filari e le siepi, gli appezzamenti aumentano di dimensione e le colture tradizionali sono sostituite dalla monocoltura di mais. L’impiego sempre più massiccio dei diserbanti e degli insetticidi contribuirà poi al definitivo impoverimento dell’agroecosistema.
 
Il Bottaccio, per la sua natura di cassa d’espansione, non è mai stato messo a coltura ed è stato lasciato in una condizione seminaturale. Le attività produttive si sono limitate alla selvicoltura, con un governo a fustaia per la farnia e a ceduo per l’ontano, e allo sfalcio periodico dei prati umidi. L’ultimo intervento di taglio è avvenuto a metà degli anni ‘80.