Sfagno

Sfagno

Sfagno - Sphagnum sp.

Grazioso muschio mirabilmente adattato a vivere, in migliaia di individui, su suoli acidi e poveri di sali o addirittura sospeso sull’acqua lungo i bordi di piccoli laghi carenti di sostanze nutritive, a formare quei tappeti erbosi, molli e galleggianti che in Toscana sono chiamati appunto "aggallati".

La pianta adulta è costituita da esili fusticini ramificati che portano numerose foglioline embricate, di un tenue colore verde. Esse sono costituite da grandi cellule morte, incolori, vuote, che funzionano come minuscoli serbatoi per l’acqua, e da altre, più piccole, vive, provviste di clorofilla e quindi verdi.

Si deve alla presenza di queste ed altre cellule simili la grande capacità di assorbire, trattenere e trasportare per capillarità l’acqua, riconosciuta a questo particolare muschio, il cui nome, non a caso, deriva da una parola greca che significa "spugna".

Queste esili Briofite - più proprie dell’Europa Settentrionale, dove coprono grandi superfici (sfagnete), dando origine alle torbiere - sono giunte alle nostre latitudini durante le lontane glaciazioni e sono rimaste, come specie relitte, in pochi luoghi favorevoli alla loro vita. In Italia gli sfagni sono ancora abbastanza frequenti presso i laghetti morenici e le torbiere delle Alpi e dell’Appennino Settentrionale.

In Toscana sono presenti a Sibolla, con uno straordinario corteggio di piante rare, a Massaciuccoli, ai piedi del Monte Pisano, sulle Colline delle Cerbaie e nel bosco di Chiusi del Padule di Fucecchio.

Le specie di sfagno più diffuse nelle paludi planiziali toscane sono Sphagnum palustre, S. contortum e S. plathyphyllum.